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The Book Of Hours, eccellente album di esordio della band norvegese Agropelter, uscito nel Luglio del 2025
Ascoltato due volte di fila in tutte le sue parti per apprezzarne le sumature e perche' mi e' paciuto subito, il disco stesso praticamente me lo ha richiesto. Disco eccezionale al punto che mi spingo a metterlo gia' fra i primi 5 di questo 2025 nel mondo del Rock Sinfonico, il genere che prediligo.
Disco completamente strumentale con con evidenti, forti e pregevoli influenze classiche, una line up di grandissimo spessore con alcuni punti di eccellenza assoluti, un progressive Rock che viene dalla norvegia ma che della scandinavia non ha quella tipica atmosfera dark malinconica, composizioni che vanno dall'elettrizzante ed energetico, al dolce, appasionato e romantico, con livelli di qualita' e intensita' sempre al top in ogni fase. Line Up eccezionale in tutte le sue parti insieme alle composizioni.
La biografia della band e' la seguente, tratta dal loro sito ufficiale: (https://agropeltermusic.com/)
"Agropelter è un progetto progressive rock norvegese. È lo sbocco creativo di Kay Olsen, una nuova promessa della fiorente scena prog norvegese. La musica trae ispirazione tanto dai classici gruppi prog come Genesis, Camel, King Crimson ed Eloy, quanto dai compositori classici Rachmaninoff, Beethoven, Bach, Vangelis e Terje Rypdal.
Nell'album di debutto troverete Mellotron, organi Hammond, cembalo, sintetizzatori ARP e Moog e pedali per basso. Kay Olsen ha suonato tutte le chitarre, il basso, l'organo Hammond e quello da chiesa, e le tastiere soliste.
Hanno contribuito anche:
Jonas Reingold (Steve Hackett, The Flower Kings) al basso fretless.
Mattias Olsson (Änglagård, White Willow, Molesome) alle percussioni, Mellotron, sovraincisioni e atmosfere.
Andreas Sjøen (Umpfel, VÅDE, Sean Ashe) alla batteria, insieme a numerosi musicisti classici che suonano archi e fiati.
Il disco è mixato e masterizzato da Jacob Holm-Lupo (White Willow, Donner, Solstein) presso i Dude Ranch Studios."
Gia' da questa lettura, vediamo qualcosa di molto molto interessante:
Si tratta del progetto di un polistrumentista con grandissime doti compositive e di esecuzione soprattutto alle tastiere e organo delle quali ci sono parti eccezionali, Kay Olsen , che si avvale di grandissime collaborazioni e ne spiccano due (senza togliere nulla alle altre) il grandissimo Jonas Reingold al basso (Steve Hackett, The Flower Kings) e Mattias Olsson degli immensi Änglagård e anche dei White Willow. Anche il mixer viene dagli White Willow con Jacob Holm Lupo.
Fortissimi gli altri musicisti agli archi e fiati ma una menzione particolare va al pianoforte, straordinario, di Jordi Castella che e' uno strumenti centrale in tutto il disco e alla batteria di Andreas Skorpe, una scoperta per me, ma assolutamente grandioso.
Oltre alle influenze illustri sia nel mondo del Prog che nella musica classica, leggiamo che si tratta di "progressive rock norvegese": forse qualcuno oltre me sta cominciando ad identificare questo come un genere a parte, quello che come ho piu' volte definito in innumerevoli post il Northern Prog.
L'album si compone di 7 brani, quattro dei quali compongono una Title rack divisa in 4 parti per una durata totale di oltre 30 minuti che occupa l'ultimo brano del lato A l'intero lato B, le tre tracce all'inizio dell'album sono piu' brevi per una durata complessiva dell'album di circa 45 minuti.
Flute Of Peril ha bellissimi flauti e tastiere nella parte iniziale, per poi lasciare la scena ad una splendida sinergia fra tastiere e bellissima chitarra. Brano bucolico, quasi pastorale, breve ma molto molto bello, senza batteria, lento e coinvolgente. Bellissimo
Levitator ha un inizio molto ambientale con le testiere a disegnare una bella introduzione, poi il pezzo parte e cresce di intensita' con uno stile prog moderno con dei passaggi psichedelici. Il giro di tastiere poi raddoppiate dalla chitarre e' accativante, brano ritmato e molto piacevole nel complesso. Bellissimo l'assolo di chitarra. Una sezione ambient con tastiere e un bel tempo di batteria preannuncia un solo di tastiera davvero bello che si inteccia con bellissimi controtempi di chitarra, fin quando non arriva l'organo, imponente e maestoso a chiudere il brano sfumando su suoni elettronici di Synth. Bellissimo brano anche questo.
Burial Mound, ha un inizio di tastiere lento e sostenuto nel tempo, la batteria leggera gioca su questa lunga base di suoni con accenni, tocchi, fugaci interventi e poi parte uno strabiliente assolo di basso, melodico e intenso, che si muove fra suoni lunghi e accordi veloci. Questo mood domina il brano. La batteria e il basso sono assoluti protagonisti. Grandissimo pezzo.
la prima Parte della suite, The Book Of Hours Part I, inizia con piano archi e fiati, in modo operistico eseguito con assoluta eccellenza sul quale le tastiere iniziano un tappeto di suoni che trasforma il brano donandogli un mood assolutamente prog con batteria e basso potenti che tracciano un sincopato sul quale le tastiere disegnano un fantastico assolo melodico, bella l'atmosfera e i cambiamenti di tempo. Il basso in questo come negli altri brani e' assolutamente fantastico. Il brano accelera in una cavalcata Rock e anche la chitarra diventa ritmica con un giro incalzante nel momento epico del brano. Bellissimo il solo di tastere e poi quello di chitarra. Grande gusto nelle variazioni seguite mirabilmente dalla batteria che e' ancora una volta protagonista con il basso, una sezione che cresce sempre di più' in intensità' fin quando torna, sotto la pioggia leggera e il temporale, il magico pianoforte: bellissima l'esecuzione, intensa , appassionata, coinvolgente, ricca di sfumature, che cresce e diventa sempre più' appassionante e potente mettendo in mostra doti pianistiche eccezionali. Riparte poi la fase prog, un tripudio di tutto cio' che mi (ci?) piace, intro carica di tensione di tastiera e batteria, poi fantastico solo di tastiera su una travolgente base ritmica, incalzante, energizzante e poi cambia di nuovo, quando la batteria si fa leggera, il Synth traccia un loop mentre il basso parte con un nuovo bellissimo assolo sul tappeto di suoni. Strabiliante la complessita' e bellezza che si fondono sul basso feartless, mostruoso. Torna il piano con un giro inquietante e i bellissimi archi, grandissima parte di violoncello, i timpani profondi e la chiusura corale di questo splendido Brano. TOP ASSOLUTO.
The Book Of Hours Part II apre il lato B con intensa freschezza, con una ritmica che ha qualcosa di esotico, aspetto rimarcato da tutti gli strumenti, qualcosa di arabo, in un concerto di tastieree piano archi e fiati. Bellissima la composizione, che arriva ad emozionare e commuovere tanto e' appassionata. Fasi piu' trascinanti e piu' atmosferiche si alternano. Come si alterano gli assoli, quello lunghissimo di chitarra che cresce come cresce il brano. Bellissimo il loop di synth che accompagna tutto il brano, il metronomico basso, a batteria sempre precisa. Grandissima composizione.
In The Book Of Hours Part III torna brevemente il piano fra la chiusura della parte II e l'apertura della parte III, la batteria e il basso tracciano un tempo potente sul quale le tastiere sullo stesso tema portante dell'intera suite ci donano un assolo strepitoso. Alra variazione, sempre tracciata da un assolo piano e poi si aggiungono le tastiere per una sorta di intermezzo pianistico classico arricchito dalla modernita' dei Synth. Si aggiunge la chitarra che sostituisce le testiere nella rialborazione del tema col piano. Ora e' il momento delle tastiere e l'organo che aprono la fase successiva, nella quale torna la batteria e il basso. Riparte la fase epica del brano. Grande enfasi, grande crescita, grande energia ancora una volta, e grande assolo di chitarra. Questo brano eccelle per l'alternanza al vistuosismo e c'e un intermezzo di batteria bellissimo che segna il limite fra questa fase energetica e quella successiva in cui torna un intermezzo di piano e fiati e archi e lo splendido clavicembalo con incursioni di batteria e chitarra. Continua con grandezza la suite.
The Book Of Hours Part IV reinterpreta lo stesso tema centrale della intera suite con diverse sfumature, una ritmica piu' lineare per gran arte del brano, una lunghissima sezione in cui la splendida chitarra la fa da padrone. Sembra una Jam di rock sinfonico, le sfumature e i cambiamenti sono minuziosi, accurati e precisi, suonati con diversa enfasi e gusto. Chisura del disco con uno splendido organo che si prolunga per molti interminabili secondi...
L'ArtWork e' degno dell'album, ma piu' tetro del disco che invece ha una atmosfera solare e energetica.
Di recente ho letto in uno dei commenti che il prog moderno non ha piu' niente da dire e ho provato a confutare questa tesi proponendo dei nomi e degli stili. Ebbene, questo album e' la riconferma che il prog oggi e' piu' che mai vivo e lo e' con una qualita' e forza assolutamente rilevanti, e lo e', devo dire da oggi, anche grazie a questo progetto, gli Agropelter di Kay Olsen e dei suoi fantastici collaboratori.
Questo disco e' un MUST in collezione, a mio avviso.
I Brani
1. Flute Of Peril (2:24)
2. Levitator (5:49)
3. Burial Mound (3:22)
4. The Book Of Hours Part I (11:07)
5. The Book Of Hours Part II (6:21)
6. The Book Of Hours Part III (6:48)
7. The Book Of Hours Part IV (9:03)
Durata 44:54
La Formazione
- Kay Olsen - Chitarre, tastiere principali, organo da chiesa, basso
Con:
- Andreas Skorpe batteria
- Mattias Olsson - percussioni, sovraincisioni, mellotron, atmosfere
- Jonas Reingold - Basso senza tasti
- Jordi Castella - Pianoforte a coda
- Eli Mine - clavicembalo
- Norlene M - violoncello
- Eileen Antu - Contrabbasso
- Luis Vilca - Flauto alto
- Hannah Danets - flauto
- Zivago - fagotto
- Edgar Asmar - duduk
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