
ZOPP album omonimo di debutto, del 2020.
ZOPP è un progetto fondato dal polistrumentista Ryan Stevenson intorno al 2010 a Nottingham, in Inghilterra, originariamente ispirato alla scena di Canterbury degli anni '70, il progetto si è evoluto incorporando influenze di compositori classici come Stravinsky e Steve Reich, oltre alla musica ambient e una forte influenza del Rock Sinfonico anni 70'.
Il sound e' caratterizzato da tempi complessi, organo fuzz, melodie orecchiabili e intermezzi ambient.
Si tratta fondamentalmente di un duo che oltre a Ryan Stevenson include il batterista Andrea Moneta dei Leviathan e in questo album il produttore Andy Tillison dei The Tangent, oltre a numerosi ospiti fra i quali il grandissimo Theo Travis, che a suonato nei King Crimson ma anche in Until All The Ghosts Are Gone degli Anekdoten, The Sky Moves Sideways e Stupid Dream dei Porcupine Tree, 4 ½ di Steven Wilson col suo splendido flauto e Caroline Joy Clarke alla voce e l'ottimo sassofono tenore di Mike Benson.
Un album estremamente complesso, completamente strumentale, di un progressive rock che fonde il sound della scena di Canterbury con il Rock Sinfonico degli anni 70 e che richiede molti ascolti e un orecchio allenato per percepire tutte le caratteristiche.
Diversamente da altri recensori, lo considero un ottimo album ma non arriva a mio avviso al livello di eccellenza o di capolavoro per alcuni precisi motivi.
Si tratta sicuramente di un grandissimo lavoro, che di questi tempi e' gia' un fatto raro e di un disco molto ambizioso ma che lascia un senso di non compiuto nella scelta di una direzione precisa cosa che mi impedisce di classificarlo in modo netto e questo avviene non solo per l'album nel suo complesso, ma anche all'interno dei singoli brani.
Coesistono forti e mirabilmente eseguite, le componenti dei due generi preponderanti, Canterbury e il Rock Sinfonico di genesiana memoria, componenti che non sono a mio avviso perfettamente integrate fra loro e sufficientemente sviluppate.
Le vedo come singole gemme grezze, di enorme valore intrinseco, non ancora lavorate e splendenti, raccolte in un bellissimo sacchetto di velluto che le contiene ma che non hanno ancora la forma di un gioiello e che non risplendono della luce che dovrebbero, che a mio avviso meriterebbero.
Questo rende il disco non solo di difficile ascolto (come accade spesso nel prog, quindi nulla di strano o negativo) ma anche di difficile memoria per la mancanza in quasi ogni brano di un pattern, uno schema, una struttura, che per quanto complessa possa essere a mio avviso deve esistere per dare senso ad una composizione.
Si tratta di un tripudio di bellissime idee da sviluppare, fra le quali la melodia non ha quasi spazio (e anche questo ci sta nel prog), ma ne hanno molto, forse troppo in alcuni brani, i giri di tastiere e piano, gli stacchi, i cambi di tempo, gli intermezzi, gli assoli di chitarra e il virtuosismo su ogni strumento (per quanto mai esasperato), tutte componenti necessarie e sempre ben eseguite in questo disco , ma mancano le armonie, quindi i brani sono freddi e molto tecnici e il coinvolgimento dell'ascoltatore e' intorno alla comprensione del brano, allo stupore spesso per un cambiamento inaspettato e non scontato, alla complessita', quando ritengo invece fondamentale la componente emotiva che viene data dalla melodia e dalle armonie.
Alcune note sui brani:
- L'album apre con Swedish Love, una breve intro con suoni elettronici seguita da un bel giro di tastiere che introduce il secondo brano.
- Before the Light e' caratterizzata da un tempo sostenuto e avvincente con tastiere e batteria impegnati in una lenta progressione con una atmosfera seventies e molti stacchi e cambi di tempo. Le tastiere hanno un sound genesiano e questo si alterna con atmosfere che ricordano Canterbury, con andature sostenute e un bel pianoforte elettrico, un bellissimo giro di chitarra elettrica che deve qualcosa a Steve Hackett e con progressioni incalzanti.
- Eternal Return ha una apertura epica, brano complesso da un sound "hackettiano" con chitarre dissonanti e tastiere intense e ricche, momenti di sospensione con suoni di synth e incursioni chitarristiche. Atmosfera epica per tutta la durata che fonde rock sinfonico e Canterbury e che sfuma su suoni leggeri di chitarra e tastiere atmosferiche.
- Sanger ha una splendida apertura di tastiere e basso in leggera dissonanza e un mood iniziale jazzy, ma compaiono intermezzi barocchi e digressioni nel rock sinfonico, belli i controtempi. C'è una notevole alternanza di soluzioni atmosferiche e parti complesse di piano chitarra e batteria in tempi ravvicinati, atmosfere tese e interlocutorie, un bellissimo stacco tastiera batteria, una bella fase con atmosfera tesa corale. Bellissimo brano, complesso ma destrutturato, senza un pattern chiaro nell’avvicendamento di sezioni con stili e atmosfere diverse, che chiude smooth con un dolce giro di piano.
- Sellanrå inizia con suoni di tastiera lontani che si avvicinano gradualmente, un tappeto di suoni leggeri che variano in intensità fin quando il piano si inserisce con un giro incompleto e sospeso, mentre una ulteriore linea di piano disegna un gorgheggio sereno e coinvolgente, linee di tastiera e piano si sovrappongono e leggere svisate di chitarra elettrica fanno incursioni sporadiche. Molto atmosferico esercizio tastieristico di grande livello.
- V apre con un clima teso con al centro pianoforte elettrico e batteria in un giro a cui si sovrappone una Linea di tastiere in stile Canterbury. Cambi di atmosfera dal teso all'ambient , tastiere che diventano poi genesiane e un'atmosfera complessiva densa nel trasporto e compatta nei suoni, bell’assolo leggero di tastiere. Ottimo lavoro di batteria e basso, precisi e mai invadenti per tutta la durata del disco. C'e' una fase epica che cresce nella seconda parte, scelte di suoni particolari a delineare una atmosfera tesa e incalzante sul finale. Un'alternanza di stili tastieristi e una bella atmosfera sul finale, interlocutoria e intensa.
- Being and Time apre con una bella intensità con chitarra e un substrato di tastiere genesiano che prosegue con buona complessità per tutto il brano fin quando una fase piu' forte e decisa irrompe distruttiva a cambiare il mood che poi torna sul finale allo stile iniziale
- Zero e' un brano che parte con un incalzante giro di tastiere e grande lavoro di batteria e basso che tracciano un tempo sostenuto. Brano molto complesso e trascinante, più strutturato degli altri, con bellissime tastiere con un momento teso ed epico insieme.
- The Noble Shirker chiude il disco, con un inizio fra suoni sospesi ed eterei che si susseguono ininterrottamente prima della partenza epica del brano, con una atmosfera ampia e avvolgente con una bellissima parte di chitarra. Brano strutturato più degli altri e più melodico con un tema di base che sembra più presente con diversi livelli di intensità.
Bellissimo Sax che introduce una sensazione seventies e al contempo densità.
Lavoro monumentale, si tratta a mio avviso una sorta di sequenza di splendidi momenti che avrebbero meritato secondo me una diversa aggregazione e sviluppo, atmosfere anche molto diverse nel singolo brano e che determinano repentini cambiamenti di tempo e mood e spesso sonorita' lasciando qualcosa in sospeso, lasciando un tema che era avvincente non compiuto, non completo, quando spesso lo avrei voluto meglio ampliato per poterne godere pienamente. Questa mancanza di una direzione chiara la trovo invece risolta nell'album successivo, Dominion, nel quale sembra che il percorso vada decisamente verso Canterbury e che considero superiore a questo album omonimo, una evoluzione o quantomeno un passo chiaro di un percorso che si preannuncia spettacolare. Grande band!
Nota: Tutti i link ai lavori dei musicisti sono nei TAG sotto il titolo dell'articolo o nella pagina "Artisti"
Tracklist
1. Swedish Love (1:32)
2. Before the Light (6:05)
3. Eternal Return (5:06)
4. Sanger (3:20)
5. Sellanrå (3:29)
6. V (6:37)
7. Being and Time (4:33)
8. Zero (4:52)
9. The Noble Shirker (9:19)
Durata 44:53
LineUp
- Ryan Stevenson - tastiere, Mellotron M4000D, organo Hammond, sintetizzatore analogico Arturia, organo Korg CX-3, pianoforte, Hohner Pianet T, basso, chitarre elettriche, sintetizzatore Nord Electro, voce, sound design, rumori, field recording, percussioni
- Andrea Moneta - batteria e percussioni
Con:
- Andy Tillison - pianoforte (6), organo Hammond (3), elaborazione Leslie (2, 5, 6), sintetizzatore (4), effetti (3, 9), co-produttore (3, 6, 9)
- Theo Travis - flauto (6)
- Caroline Joy Clarke - voce (1, 7, 8)
- Mike Benson - sassofono tenore (9)

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