
The Archaeoptimist degli Spock's Beard, album del 2025.
Gli Spock's Beard sono una band americana formata a Los Angeles nel 1992 dai fratelli Neal Morse (voce solista, tastiere, compositore principale) e Alan Morse (chitarra) duo al quale si unirono Nick D'Virgilio (batteria, voce) e Dave Meros (basso, voce). Poco dopo il loro album di debutto si aggiunse Ryo Okumoto (tastiere)
Il nome del gruppo nacque come un riferimento all'episodio "Mirror, Mirror" della serie classica di Star Trek ambientato nell'universo parallelo, in cui Spock, interpretato da Leonard Nimoy ha la barba .
Il loro album di debutto, The Light (1995), fu una pubblicazione indipendente che riscosse molto interesse e porto' a un contratto discografico con la InsideOut.
La band ha attraversato negli oltre trent'anni di carriera diverse fasi.
L'era di Neal Morse.
Gli Spock's Beard pubblicarono vari album alla fine degli anni '90, tra cui Beware of Darkness (1996), The Kindness of Strangers (1998), Day for Night (1999) e V (2000), fatti di lunghi brani epici e complessi canzoni, nello stile del fondatore Neal Morse.
Subito dopo la pubblicazione dell'album Snow, Neal Morse annunciò il suo abbandono della band a causa della sua conversione al cristianesimo e della scelta di concentrarsi su progetti solisti di rock progressivo cristiano.
L'era di D'Virgilio e Leonard
Nick D'Virgilio, dopo l'uscita di Neal, prese il ruolo di cantante solista, continuando a suonare la batteria in studio e sostituito da Jimmy Keegan nei concerti dal vivo.
Pubblicarono vari album iniziando con Feel Euphoria (2003), Octane (2005) e l'omonimo Spock's Beard (2006).
Nel 2011 D'Virgilio lasciò la band per dedicarsi ad altri progetti e Ted Leonard degli Enchant prese il ruolo di cantante solista mentre Jimmy Keegan entro' definitivamente in formazione. Con questa formazione pubblicarono Brief Nocturnes and Dreamless Sleep (2013) e The Oblivion Particle (2015).
Nel 2018, la band ha pubblicato il suo tredicesimo album in studio, "Noise Floor", che ha visto il ritorno di Nick D'Virgilio come batterista turnista.
Il loro stile e' un progressive rock con influenze pop, con composizioni complesse e grande spazio alla tecnica e il virtuosismo con bellissime armonie vocali a più voci, portando avanti l'eredità delle band progressive degli anni ‘70 con soluzioni moderne, con atmosfere che toccano l’hard-rock o addirittura il metal, alternandosi con sezioni delicate, acustiche, melodiche.
Le influenze Funk e Pop sono una parte determinante del sound cosa che rende i brani accessibili e orecchiabili nonostante il grande sfoggio di tecnica e virtuosismi e la complessità' .
Inevitabile trovare nell'ascolto dei brani, riferimenti piu' o meno espliciti e citazioni a band come gli Yes, Genesis, Gentle Giant e , King Crimson e Pink Floyd e l'uso di sonorità' vintage soprattutto nelle tastiere (organi e Mellotron).
I brani sono caratterizzati da ritmi complessi e lunghe canzoni epiche, ma anche splendide armonie e contrappunti vocali a più voci.
Questo album vede una ulteriore variazione della Line-Up con l'ingresso di uno straordinario Nick Potters alla batteria dopo il disco di transizione in cui si vedeva il ritorno di Nick D'Virgilio come ospite (in Noise Floor) che a sua volta aveva sostituito Jimmy Keegan.
Sul titolo dell'album “The Archaeoptimist” e che fa riferimento al personaggio principale della della title track, non ho trovato molte informazioni, mi sono limitato ad una scomposizione dell'originale “Archaeoptimist” in “Archaeo-Optimist” che ha trovato riscontro nella storia narrata dalla title track.
“Archaeo”, un prefisso derivato dalla parola greca che significa "antico" o "originale" (come in archeologia o arcaico). Questo riflette il mondo post-apocalittico in cui è ambientata la storia, un ritorno a un'esistenza più basilare o primordiale.
"Optimist" si riferisce alla protagonista, una ragazza che mantiene una visione positiva e fiduciosa (un'"ottimista") nonostante sia l'ultima della sua specie in un mondo in rovina.
La storia narra il suo viaggio mentre viene cresciuta dal padre e alla fine cresce da fonte di ispirazione a leader, metafora della ricerca della speranza e di una prospettiva ottimistica nonostante le complessità e le sfide che si stanno affrontando collegando lo sguardo sul passato ("archaeo") per un futuro positivo ("ottimista").
L'album contiene 6 tracce per oltre 60 minuti di musica e una lunga suite che nel vinile e' suddivisa in due parti (Lato C e D) della durata totale di oltre 20 minuti.
- Invisible apre il disco con un pop-rock pop di pregevole fattura con una bellissima sezione centrale incalzante, tastiere seventies e grande esecuzione alla batteria, cominciando a sfoggiare bellissimi cori, un sound rock anni 90, avvincente
- Electric Monk e' una traccia epica con grandissima voce e momenti eclettici e melodici, bellissima traccia con grandissime tastiere, inevitabile trovare del sound riferibile ai Gentle Giant e King Crimson a tratti.
- Con Afourthoughts entriamo nel vivo della complessità. Inizia con una serie di stacchi complessi e poi parte un pezzo teso, con ritmo incalzante con tastiere e synth in dissonanza e con chitarre distorte, momento di prog eclettico che sfocia in una sezione melodica epica e viene seguito da una sezione di chitarra acustica e voce in un breve intermezzo che senza sosta muta di nuovo e viene seguito da stacchi complessi sullo stesso tema melodico. Un brano complesso e ricco di virtuosismi di tastiere e batteria. Ci regala una bella sezione di canto a cappella con splendidi contro-canti e armonie vocali che assumono un ruolo quasi ritmico. Sullo stesso tema partono di nuovo stacchi e cori alla maniera degli YES e poi parte una jam con il basso protagonista assoluto, mostruoso, dal sound quasi jazz e con una grande parte di pianoforte elettrico, strepitoso, in sinergia con i grandi contro-tempi della batteria e con armonie vocali, in un mood solare completato da un bellissimo assolo di chitarra e tastiere, con la batteria imperiosa. Bello il ritornello con la sua ariosa ampiezza. Il brano chiude con la sola voce e cori in chiusura. Grandissimo brano.
- St. Jerome in the Wilderness inizia con stacchi complessi intervallati a pause di silenzio, poi parte il pezzo con la aggiunta della voce e gli stessi stacchi diventano sincopati con batteria e basso in cattedra con un ritmo potente e notevoli virtuosismi. Contiene una bella sezione con uno spettacolare dialogo fra tastiere e batteria sullo stesso tema melodico. Anche qui inevitabile scorgere le influenze di King Crimson e Gentle Giant. Un brano che è incessantemente intriso di un mood grandioso fin quando pianoforte e batteria entrano in un mood soft con sottolineature jazz e il brano si fa leggero e romantico di una melodia accattivante e con una voce appassionata, sezione seguita da una progressione lenta e lunga in cui l’enfasi aumenta ma non esplode del tutto e ricominciano gli stacchi eclettici e una fase strumentale con un grande lungo e grandioso assolo di chitarra, con un basso profondo e incisivo, con un tono inquietante al confine con quello generalmente diffuso dal progressive metal.
Tornano gli stacchi di tastiera e batteria con scolpite fantastiche trame di basso e una accelerazione con un assolo di tastiere fatto di pura creatività e virtuosismo, per una fase incalzante prolungata. Tripudio di virtuosismi e tecnica fin quando torna il tema iniziale con la voce e gli splendidi cori, il ritornello rock ampio e arioso, una bellissima interpretazione vocale e un finale di solo piano molto coinvolgente. TOP Track.
- The Archaeoptimist e' la suite divisa sul vinile in due parti ma e' anche un brano che contiene molti brani.
La parte 1 ha un inizio epico strumentale prolungato di grande intensità corale e con grandissime chitarre. Entra poi la voce in una sezione soft con batteria leggera e una melodia romantica di piano e basso molto melodico, un momento romantico e coinvolgente su una ritmica base essenziale e con un bell'arrangiamento di pianoforte, che progredisce lentamente aumentando l’enfasi sullo stesso tema. Molti espedienti e stacchi e transizioni quasi “scolastici”, quelli che i grandi compositori sanno utilizzare per rendere i brani accattivanti. C'e un breve momento di solo pianoforte che sfocia in un tripudio di synth fra loop magnetici e basso potente con la batteria come raccordo per una cavalcata sulla quale tastiere e chitarra disegnano nel complesso giro di batteria e basso un clima di tensione e mistero o di positiva e ariosa melodia alternati. Bellissime le tastiere e il lavoro di sinergia fra gli strumenti complessivamente spettacolare. Inizia una fase up-tempo più pop, in bellissimo stile e con un bel cantato. Stacchi e cori alla maniera dei delle hits dei Toto e parte un giro accattivante sul quale si staglia un assolo di chitarra favoloso e non prolisso seguito da quello di tastiere altrettanto contenuto ma efficace. E' una bella canzone ritmata all'interno della canzone più ampia, ne è solo una fase, ma bellissima e molto convolgente. La batteria sempre grandiosa che mette la complessità anche dove non ci sarebbe, ma ci riesce e termina questa traccia nella traccia con una fase potente di stacchi e virtuosismi, con melodie e atmosfere che ricordano splendidamente i Genesis ma subito il brano cambia mood e diventa un pop elettrico con variazioni dissonanti di chitarra.
Il brano ha una nuova fase di crescita e decrescita in alternanza, col basso continuo in perfetto stile pop rock anni 90' e stacchi in levare. Segue un momento di sola voce su cassa dritta quasi alla blues brothers, in crescita, e a seguire incredibilmente arriva il progressive metal con organo e chitarra pesante in un riff continuo e inquietante. Poi riparte il brano pop rock a cassa dritta ma gli stacchi restano pesanti e il tempo quello di una cavalcata metal che poi continua in una sezione strumentale inquietante con chitarra e giro di tastiere quasi lugubre nella melodia. Sezione prolungata con batteria stratosferica e voce e tappeto di tastiere su tempo sostenuto ma non pesante che sfuma nel silenzio.
La parte 2 e' su lato D e parte con la stessa melodia alla maniera dei Toto, leggera e ampia e ariosa, bellissima voce e un tempo sostenuto ma pulito che sfocia in una fase con un tempo più lento e intenso con grandi chitarre e con stacchi complessi, sullo stesso giro ma su più tonalità e la con una batteria ancora una volta grandiosa, brano che si chiude con un finale netto. Brano-Meraviglia.
- Next Step e' l'ultima traccia, 10 splendidi minuti, che iniziano con un bellissimo pezzo pianistico classico moderno sostenuto e armonioso sul quale si innestano tastiere vintage e batteria in mood molto epico. Il tempo si velocizza e le chitarre si sdoppiano. Poi entra la voce e il tono si abbassa senza perdere l’energia per alcune battute e poi riparte deciso, il mood è un rock pulito ma intenso. Questo mood di ballata rock si alterna a quello più rock anni Novanta . Poi entra la chitarra acustica e i fiati sintetizzati in una melodia al confine fra il folk rock e le composizioni acustiche basate su chitarra dei Genesis. Bellissima melodia e interpretazione avvolgente e armoniosa che ha momenti di intensità superiore ma senza esagerare mai. Fin quando entra un momento molto più complesso con tastiere puramente in stile Genesis e e un tempo di batteria puramente genesiano incalzante e con innesti di tastiere dai suoni altrettanto genesiani. Entra la chitarra e l’intensità aumenta complessivamente, con stacchi imperiosi di batteria e tastiere che poi tornano col basso protagonisti, su un tappeto di suoni vintage meravigliosi. Il brano si chiude sul tema iniziale, le armonie e melodie oltre che le soluzioni tecniche ricordano moltissimo i Genesis in brani storici come The Cinema Show per l'enfasi e la grandiosità fino alla chiusura epica di questo brano meraviglioso.
Quando ascolto i nuovi dischi spesso chiedo a mia moglie che ne pensa, lei non e' una amante del prog, anzi quasi lo subisce, (e il quasi lo ho messo per non sentirmi tanto in colpa), ma spesso quando ascolto dischi in ambito rock sinfonico li apprezza e mi da feeedback positivi, il che alleggerisce i miei sensi di colpa.
Quando le ho chiesto cose ne pensasse di questo disco mi ha detto “Ma e' un disco vecchio!” intendendo dire che e' un disco degli anni 70' , come la maggior parte di quelli che ascolto.
Ebbene mia moglie (come sempre naturalmente, in tutto) aveva ragione. E' un disco che contiene una sintesi del sound rock, pop e progressive che va dagli anni 70 agli anni 90 (quantomeno), con una particolare enfasi e influenza in alcuni brani del sound di Gentle Giant e Genesis, con citazioni piu' o meno esplicite.
Un pregio? Un difetto? Questo dividerà sicuramente la critica. La mia personale idea che che sia un pregio. Ho spesso detto come la penso, cioè che raccogliere l'eredita' delle band del passato sia non solo apprezzabile quanto auspicabile e quanto sia normale che tali influenze esistano. Di certo in questo album troviamo una caratteristica fondamentale, necessaria affinché questo accada. La grandissima capacita' tecnica dei musicisti. Parliamo di una band stratosferica, molto orientata al virtuosismo fino al livello della ostentata dimostrazione. Ultima ma non ultima una caratteristica unica: la fusione e sovrapposizione di stili musicali diversi in un unico disco e spesso in un unico brano, dove per sovrapposizione intendo l'uso di suoni pop in metriche prog o viceversa, tempi e pattern tipici del metal su temi melodici tipicamente pop, sorprendenti cambiamenti di sound da un genere all'altro con sezioni in cui diverse atmosfere si sovrappongono come se un DJ da discoteca ma con grande passione e conoscenza del prog fosse al mixer in una arena rock polverosa mixando brani di generi diversi mantenendo la coerenza end to end dei brani, missione difficilissima e perfettamente compiuta. Album sicuramente da avere in collezione. Eccellente!
Nota: Tutti i link ai lavori dei musicisti sono nei TAG sotto il titolo dell'articolo o nella pagina "Artisti"
Tracklist
1. Invisible (6:33)
2. Electric Monk (6:16)
3. Afourthoughts (7:31)
4. St. Jerome in the Wilderness (8:46)
5. The Archaeoptimist (20:57)
6. Next Step (10:58)
Durata 61:01
LineUp
- Ted Leonard - voce solista, chitarre, tastiere
- Alan Morse - chitarre, voce
- Ryo Okumoto - tastiere, voce
- Dave Meros - basso, tastiere, voce
- Nick Potters - batteria, voce

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